E’ l’alimento principe di ogni cucciolo: la natura prevede che venga consumato da solo e che ogni cucciolo si rifornisca direttamente alla fonte.
Il latte è l’alimento perfetto, ma solo per l’individuo a cui è stato destinato.
Ogni individuo è diverso da un altro: ogni mamma, infatti, produce un latte diverso. Addirittura la stessa mamma produce un latte diverso per ogni suo figlio che muta al variare della situazione, fisica o emotiva, della madre e del figlio stesso. quindi domandiamoci: bere latte vaccino nutre la nostra salute?
In natura ci sono animali erbivori, carnivori, frugivori, animali che mangiano semi e tanti altri “frutti della terra”, ma nessun animale si nutre di latte in età adulta. Nessuno tranne l’uomo!
Il latte vaccino nella storia dell’essere umano
Secoli fa il semplice latte fresco veniva raramente consumato dalle persone adulte, tranne i poveri e i malati. Esso era un medicamento suggerito sin dall’antichità da Ippocrate e Galeno e generalmente era considerato un alimento per bambini e anziani. Ippocrate e Galeno lo consigliano solo per uso medicinale, sottolineando i numerosi pericoli del latte sotto il profilo alimentare.
I popoli che consumavano latte, nell’antichità, lo facevano sotto forma fermentata: soprattutto nei climi caldi era un processo che ne permetteva la conservazione e lo rendeva più salutare; infatti, con la fermentazione la presenza di lattosio (zucchero contenuto nel latte) si minimizza perché, grazie alla fermentazione, viene idrolizzato in monosaccaridi (galattosio e glucosio) che danno come prodotto terminale l’acido lattico (presente nello yogurt, nelle bevande a base di latte fermentato come per esempio il kefir).
In tempi recenti (dopo la Seconda Guerra Mondiale) solo i paesi occidentali consumano latte e derivati regolarmente e in grandi quantità, anche se ad onor del vero l’appiattimento delle culture tradizionali e la globalizzazione dei mercati ne ha diffuso il consumo anche fra le popolazioni che non li hanno mai usati (asiatici e africani).
Il latte vaccino, quello di una volta e quello dell’epoca industriale
La mucca, come tutti i mammiferi, produce latte solo fino quando il cucciolo ne ha bisogno.
Oggi le mucche, trasformate in “centrali del latte”, producono latte anche in assenza del vitello: alimentazioni iperproteiche e trattamenti ormonali sono gli elementi sostitutivi del rapporto madre-cucciolo.
- Una mucca oggi produce dai 30 ai 50 litri di latte al giorno
- Una mucca fino a 50-100 anni fa produceva circa 7 litri di latte al giorno, solo nel periodo dopo il parto.
Il latte di una volta era molto diverso dal latte di oggi: le mucche e gli altri animali da latte, come pecore e capre, mangiavano erbe principalmente selvatiche, molte delle quali ricche di omega 3.
Oggi, al contrario, gli animali di allevamento (a meno che non siano allevamenti biologici in cui gli animali hanno un’alimentazione più adeguata), mangiano:
- cereali (in particolare il mais)
- soia in grandi entità
e il loro latte è ricco di omega 6, acidi grassi che in quantità sbilanciate favoriscono gli stati infiammatori.
Inoltre è molto più ricco di estrogeni perché le mucche sono continuamente ingravidate per produrre più latte e munte durante tutto il periodo gestazionale; gli estrogeni sono ormoni che stimolano la proliferazione delle cellule tumorali della mammella.
Il latte è l’alimento della crescita chi lo beve ha nel sangue concentrazioni elevate di fattori di crescita in particolare IGF1 e chi ha alti questi fattori di crescita si ammala di più di alcuni tumori (mammella, prostata e colon) (molti studi hanno dimostrato che i bevitori di latte hanno livelli plasmatici più alti di IGF1 – Melnik B.C. 2009 Medical Hypothesis citato ne Il cibo dell’uomo di F. Berrino).
Latte vaccino e rischi sulla salute umana
Gli alimenti animali ricchi di grassi come la carne rossa, i formaggi e il burro ostacolano il funzionamento dell’insulina perché rendono più rigide le membrane cellulari, composte anche dal grasso che mangiamo: una membrana rigida deforma le molecole alle quali l’insulina si deve legare per permettere il passaggio degli zuccheri dal sangue all’interno della cellula. Se la dieta fornisce soprattutto grassi animali (tipicamente solidi a temperatura ambiente), le membrane cellulari saranno più rigide e la chiave che apre le porte del glucosio sarà meno efficace creando una situazione chiamata insulino-resistenza.
Quest’ultima è una condizione dannosa perché favorisce il diabete di tipo 2, l’aumento di ormoni sessuali e di IGF1 (molecole utili per il rinnovamento e riparazione dei tessuti e la crescita dell’organismo) che possono favorire lo sviluppo di tumori.
Il latte contiene molto calcio, cavallo di battaglia di tutta l’informazione pubblicitaria in merito, ma contiene anche molte proteine animali che abbassano il ph del nostro organismo e quindi anche del sangue con conseguente acidificazione. Per regolare il ph sanguigno, il calcio contenuto nelle nostre riserve (le ossa) viene introdotto nel sangue, con un meccanismo che viene definito effetto tampone.
Quindi il bilancio non è positivo: il calcio introdotto non viene utilizzato appieno, meglio quindi introdurlo in altro modo con meno effetti collaterali.
LARN: I livelli di assunzione raccomandati di nutrienti
Per il calcio sono progressivamente aumentati dagli anni ‘50 sino ai giorni nostri:
• i 400-500 mg di prima erano facilmente raggiungibili con i cibi propri della dieta mediterranea (foglie verdi, frutta oleosa e legumi);
• i 1000-1500 mg di oggi non sono raggiungibili se non consumando regolarmente formaggi e latte.
Con l’aumentare degli standard richiesti è aumentata anche l’osteoporosi.
Studi scientifici
Nello studio EPIC, che segue 500.000 europei di 11 paesi che hanno fornito informazioni dettagliate sulla loro alimentazione sin dalla prima metà degli anni ‘90, l’incidenza delle fratture dell’anca aumenta linearmente con il consumo di carne (infatti la carne sottrae calcio alle ossa: per tamponare l’acidità causata dall’eccesso di proteine, e le proteine animali acidificano più di quelle vegetali, il corpo utilizza il calcio delle ossa), diminuisce linearmente con il consumo di verdure (che apportano Ca, Mg, K, e soprattutto vitamina K, ritenuti indispensabili per la buona salute delle ossa), e non cambia con il consumo di latte e formaggi (che apportano molto calcio, ma anche molte proteine).
Uno studio svedese che ha coinvolto 90.000 donne sottoposte a screening mammografico (Swedish Mammography Cohort) che hanno compilato due questionari alimentari a distanza di una decina di anni si è evidenziato un rischio maggiore di fratture in generale e in particolare all’anca nelle signore che consumavano tre o più bicchieri di latte al giorno rispetto a quelle che ne consumavano meno di uno. Nessuno studio prospettico ha mai documentato una riduzione del consumo di fratture ossee con il consumo di latte e formaggi.
Conclusioni
Perché continuare a consumare il latte quando la sua salubrità è messa seriamente in discussione da studi e ricerche scientifiche?
Perché è buono è un motivo sufficiente?
Possiamo indirizzare il nostro gusto nella direzione che sostiene la salute e, se proprio lo desideriamo, assaporare un bicchiere di latte una volta ogni tanto, ma solo di animali che mangiano ancora come si deve.
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